Come antesignana della parrocchia Sacra Famiglia attuale, fu creata nel 1776 da Domenico Vatteroni la Chiesina di San Giuseppe.
In seguito,allo sviluppo della Marina di Avenza , i marinelli si staccarono da Avenza, diventando così Marina di Carrara.
Il 9 marzo 1898 il Vescovo Emilio Maria Miniati considerando l'ingente continuo incremento della popolazione che constava ormai di circa 3000 persone, decreta di staccare la già Chiesa Curata della Marina di Avenza dalla Chiesa Priorale costituendola in parrocchia indipendente.
La costruzione della Chiesa parrocchiale era già iniziata nel 1858 su progetto dell'ingegner Merighi, integrato dal professor Domenico Serri di Carrara, incaricato di dare inizio ai lavori.
Per iniziativa di Francesco V° d'Asburgo-Este (Modena, 1º giugno 1819 - Vienna, 20 novembre 1875) appartenente alla linea Asburgo-Este, figlio maggiore del duca Francesco IV d'Este e della principessa Maria Beatrice di Savoia (1792-1840), fu l'ultimo sovrano regnante del Ducato di Modena e Reggio. Infatti fu il Duca (Duca di Massa, Principe di Carrara, Signoria di Moneta ed Avenza) il promotore della costruzione nel 1859, ma con la caduta del regime estense e del Duca stesso, sempre nel 1859, con la deposizione di Francesco V° d'Este, il Ducato di Modena e Reggio (comprendente anche i territori di Massa e Carrara) venne definitivamente annesso al Regno di Sardegna, con la costituzione della provincia di Massa e Carrara nel dicembre 1859. (Ducato di Massa e Carrara, il ducato continuò la sua esistenza fino al 1796, quando divenne parte della Repubblica Cispadana creata da Napoleone), i lavori si fermarono a circa sei metri fuori dal suolo e così rimase sino al 1879 come riportato in una relazione dell'arch. Caselli. Vennero ripresi i lavori il 29 Luglio 1880 sotto la direzione dell'ing. Paolo Gemignani, viareggino, e la Chiesa venne inaugurata, con una sola navata, nella sua costruzione originaria (unica aula con abside e soffitto molto alto) ed aperta al culto nel 1886, dopo che il carrarese Domenico Serri che ampliò il progetto giudicato troppo modesto.
Nel 1922 la parrocchia della Sacra Famiglia o dell'Immacolata venne affidata alle cure pastorali dei Servi di Maria, e il primo parroco del 1923 fu padre Zanobi M. Manfriani dei Servi di Maria, (Careggi, 14 novembre 1886 - Firenze, 9 giugno 1954).
Poi nel 1925 l'ing.Domenico Zaccagna, tramite un civico comitato, presentò ai marinelli un progetto di restauro ed ampliamento, ridisegnò il progetto del campanile che richiama vagamente quello di Venezia, e nel 1926 iniziarono tutti i costosi lavori, che terminarono il 18 maggio 1935. Le cinque campane furono installate il 14 maggio 1938.
Iniziamo con l'esterno, che ha subito rifacimenti ed è stato completato con due statue poste in nicchie, ai lati dell'ingresso centrale, offerte da A.Gorlandi, il 15 agosto 2008: una di San Giuseppe e l'altra della Madonna con Bambino. Rifatto anche il bel portale centrale, con artistica lunetta, e sotto l'insegna "MS", in legno, della Madonna. Tutto in blocchi di marmo bianco massiccio, idem i due portali laterali anche se più modesti, e tre vetrate tonde istoriate geometricamente in diversi colori. Nel 1982 al termine di riparazione e rafforzamenti, fu collocata nel timpano della chiesa, ovvero nel punto più alto della facciata, una scultura marmorea raffigurante la "Madonna del Mare", opera di Luigi Telara, noto scultore in tutto il mondo per le opere sparse (tra cui la copia della statua della Pace, posta nel Campidoglio di Proctor nel Vermount, e quello di Washington in USA). Lo stesso Telara precisava che la Madonna del Mare, alta metri 2,40 e dal peso di una tonnellata e quaranta, quando fu impiantata nel 1982, sul timpano della facciata, ebbe qualche difficoltà di collocamento tramite gru, anche se all'inaugurazione una enorme folla gremiva la piazza. Madonna creata appositamente per essere vista da lunga distanza, (ca. 80 metri, con varie prove e improvvisati facsimili), con accorgimenti moderni di sicurezza (è senza piedi, il manto scende sino al piedistallo, il retro delle mani più grandi della normalità, come pure la testa, gli occhi sono due profondi fori, applicata ad una lastra di bronzo con quattro grandi bulloni: tutto per avere una visione prospettica ottima, da lunghe distanze. Vista da vicino non è accettabile, quasi tutta scalpellata).
Negli anni '80 iniziano così grandi rifacimenti e ristrutturazioni della Chiesa. Nel presbiterio un altare, sempre in marmo, al centro, verso l'assemblea, con scene scolpite in bassorilievo, dallo scultore carrarese di adozione Alberto Sparapani; dello stesso l'ambone, tutto in marmo bianco Carrara.
L'altare e l'ambone, in marmo, riproducono storie di schietta creatività. L'altare, lato sinistro, ha scolpito a mezzo fondo «La Sacra Famiglia», cui la chiesa è dedicata, durante la consumazione del cibo. Al centro, applicata al marmo dell'altare ed in bronzo scuro con sotto un globo tondo, la "Resurrezione" nella fase conclusiva: Gesù che lascia l'umanità (appunto, il globo), per risalire al cielo. Nella parte destra è posto in rilievo l'episodio evangelico della "Cena di Emmaus" con l'evidente stupore dei due discepoli per l'apparizione di Gesù. L'ambone ricorda, in modo davvero originale, "L'Annunciazione", episodio tra i più suggestivi nella raffigurazione artistica di molti secoli. Il pavimento, sempre bicolore bianco, con grandi lastre in rosso Albania, circondate da una cornice di Portoro macchia oro, e rialzato di tre scalini, in marmo bianco, dal pavimento della chiesa, con le parti verticali rivestite di rosso Albania.
Nel presbiterio, alle spalle dell'altare, ci sono quattro sedie ed un trono in marmo per gli officianti, rialzati di due scalini, in marmo bianco Carrara e nelle parti verticali sono ricoperti di rosso Albania, sormontate dal "Trittico" (misure, m. 4,68 x 3,54) detto "Trittico bianco", sopra al quale si staglia un Cristo in Croce in un unico blocco di marmo statuario (su questa opera partecipò, minimamente, anche Luigi Telara, al quale Bini chiese di inserire sul costato un filo rosso di marmo a significare il sangue della ferita, ma Telara fece presente a Bini che tale filo rosso era troppo piccolo, ed a tale distanza mal si vedeva. Ma Bini insistette, ed infatti tale riga rossa mal si nota). Fu chiamato il grande "Trittico bianco" dal colore dello statuario delle nostre cave, alludendo alla materia, tutto di Bino Bini (orafo, scultore e medaglista, nato e morto a Firenze 11 settembre 1916 - 2 febbraio 2007).
Nel rifacimento del 1982, dobbiamo ricordare quanti hanno collaborato a tali immensi lavori:
- Progetto e d.l.: dell'Arch.Attilio Ghirlanda e Arch.Silvestro Telara, carraresi
- Progetto strutture: Ing.Alberto Dazzi, carrarese
- Organo, del 1994: costruito dalla Pontificia Fabbrica d'organi Comm. Giovanni Tamburini di Saverio Anselmi Tamburini
Ritorniamo alla Storia della Chiesa.
Le vetrate istoriate delle navate laterali sono state realizzate dall'artista fiorentino Mario Vezzelli, quelle in alto da Ugo Signorini ugualmente di Firenze.
Quelle di Vezzelli ricordano (da sinistra verso destra, entrando):
- L'Annunciazione
- La visitazione
- La presentazione al tempio
- Le nozze di Cana
- La deposizione dalla croce
- L'assunzione di Maria al cielo
Quelle di Signorini (nell'ordine, da sinistra verso destra, entrando):
- Il Battesimo
- La Cresima
- L'Eucarestia
- La penitenza
- Il Sacerdozio
- L'Unzione degli infermi
- Il Matrimonio
- L'Eucarestia
La volta ha subito rifacimenti dovuti ai vari terremoti succedutisi nel tempo: quello del 1920 fece enormi disastri (caduta del soffitto), poi riparati nella ristrutturazione del 1926 dell'ing. Domenico Zaccagna.
Entrando dall'ingresso centrale, troviamo cinque arcate che sorreggono l'orchestra, tre ad arco a tutto sesto e due ad arco a sesto acuto, con solenni e massicce colonne in marmo bianco Carrara, con sotto due balaustre in marmo bianco leggermente lavorate a colonnine esagonali. L'orchestra in marmo proviene dal duomo di Carrara.
Inoltre nel corridoio che conduce alla Sacrestia, sono ricordati:
- Targa in marmo a Giuseppe Tagliercio, marinello, prima sequestrato e poi ucciso a Mestre. In ricordo di Taliercio è stata eretta anche una statua nell'omonimo largo a lui intitolato, in località Paradiso; nel marmo sono scolpiti dei fori, segno delle pallottole che lo uccisero. Portano il suo nome anche la biblioteca del liceo scientifico Marconi di Carrara, il Palasport di Mestre e un'aula dell'università di Padova.
- Il Decreto del Vescovo di Massa e Carrara, Emilio Maria Miniati, che alla data del 9 Marzo 1898, staccava la Chiesa Priorale da Avenza, costituendola in Parrocchia di Marina di Carrara.
- Parrocchia "Sacra Famiglia" = In segno di gratitudine all'apostolato dei Servi di Maria, dal 1923 curatori di questa chiesa, oggi ampliata per la tenacia di Padre Mauro De Sanctis, interprete dell'antico sogno della comunità marinella. MARINA DI CARRARA, 8 maggio 1989
La Cappella del Santissimo Sacramento, disegnata dall' arch. Attilio Ghirlanda, in marmi policromi, era in precedenza, quando ancora la Chiesa aveva una sola navata, la sala della Sacrestia. Rifatta con la parete verso Carrara, tra due porte finestra con vetrate intarsiate a colori vivaci. Bel sacro locale, a sinistra delle navate, con tre tele dipinte ad olio, in stile moderno. La parete di fondo, tra le due porte finestre di Attilio Ghirlanda, realizzato in dicromia marmorea, che crea un senso di profondità nella prospettiva visiva: marmo bianco Carrara e verde scuro alpi. Altare con mensa, verso il pubblico, in breccia marmo bianco molto screziato, sorretto da un blocco rettangolare sempre in marmo verde alpi. Leggio o ambone in breccia grigio-nera (probabile varietà di bardiglio imperiale), con colonna tonda di marmo bianco Carrara. Pavimento geometrico bianco Carrara con disegni a cornice in breccia bardiglio imperiale, in disegno contrario alla parete, quella tra le due porte finestra, sulla quale è installato in Tabernacolo del Santissimo: breccia marmo verde alpi, con quadrati concentrici, in gradazione di spessore del colore, come pure il pavimento, tutto in marmo, con alto zoccolo (85 cm), sempre in marmo bardiglio imperiale.
L'ingresso alla Cappella con grande portale stile moderno, tutto in marmi di diversi colori, con sopra un bassorilievo, applicato, in marmo statuario, di Emilio Del Fiandra, raffigurante Gesù che allarga le braccia per accogliere cinque bambini: "Lasciate che i fanciulli vengano a me".
Ritornando alla Chiesa in argomento, precisiamo che entrando dall'ingresso principale, (sulla piazza Menconi, al centro della facciata, poiché ci sono tre ingressi, uno a destra e l'altro a sinistra di quello più grande, centrale), con un bel portale in marmo bianco di Carrara, massiccio, con soprastante lunetta, troviamo un'acquasantiera, offerta in memoria di Angelica e Ildegonda Bogazzi e Carolina Ragaglini, il XXV Marzo MCMXXXIII (25 Marzo 1933), in marmo bianco leggermente venato in grigio, con a sinistra la statua della Madonna Immacolata Concezione Tota Pulcra es Maria - ripristinata di recente, , ma prima del trittico di Bini, si trovava sopra l'Altare Maggiore ed era creduta in gesso, mentre quando l'hanno restaurata nel 2012 hanno scoperto che era stata costruita in un sol blocco di cotto. I cinque grandi archi, in marmo bianco Carrara (arcate, di cui tre ad arco a tutto sesto e due ad arco acuto), con due balaustre e sei colonnine a forma di anfore piene, ottagonali, sempre in marmo bianco.
Nelle due navate laterali, entrando a sinistra, tela di Juric Zoran, pittore e scultore croato, Tra il portone d'ingresso di viale XX Settembre, troviamo due quadri in composizione a mosaico, in legni, di Paolo Frediani "la Natività" e "La Sacra Famiglia", quindi una grande e oscura tela attribuita ad Anton Domenico Gabbiani (sec.XVIII), "Il riposo nella fuga in Egitto" : tanto questo che quello di fronte, sull'altra navata, attribuito a Jacopo Vignali (sec.XVII), "Vergine del Rosario", pare che non siano della Chiesa ma della Galleria degli Uffizi di Firenze. Sempre entrando dalla porta secondaria di destra, un'acquasantiera in marmo bianco screziato, sopra, alla parete, una tela raffigurante "La Deposizione", segue altra tela attribuita a Gian Domenico Ferretti (sec.XVIII), raffigurante i "Sette Santi Fondatori", dell'Ordine dei Servi di Maria (O.S.M.) che sono anche i proprietari. Sul pavimento, una Fonte Battesimale donata da Pietro Muraglia, in marmo bianco di Carrara con grande coperchio artistico in ottone, dono di Patrizia Collavoli. A lato, sotto il Crocifisso una statua in marmo statuario dedicata a San Giovanni Battista, alta cm. 140, posta su colonna di marmo tonda, in breccia grigio scuro, segue una lapide-cappelletta mortuaria (edicola funeraria), ben intarsiata, in marmo statuario, di cm. 130, posta su una colonna tonda di marmo, una breccia grigio scura.
Alla parete un Cristo appeso in Croce, misura metri 4 per 160 cm., in legno, molto invocato dai fedeli, proveniente dalla Val Gardena e donato alla comunità marinella nel 1952.
Più avanti la tela di proprietà della Galleria degli Uffizi, (Vergine del Rosario) già descritta, quindi l'altare dedicato alla Madonna Addolorata, con statua posta in nicchia.